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Affidati ai medici della clinica veterinaria di Livorno. Vieni a scoprire la vasta gamma di analisi cliniche e accertamenti diagnostici, quali l’ecocardiografia veterinaria, disponibili per il tuo animale. 

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Che cos’è la patologia del legamento crociato anteriore?

Il Legamento Crociato Anteriore (LCA) rappresenta uno dei principali mezzi di stabilità dell’articolazione del ginocchio (articolazione femoro-tibio-rotulea). Possiamo pensare idealmente al LCA come ad una corda posizionata all’interno dell’articolazione, la quale funge da stabilizzatore statico del ginocchio. La sua funzione principale è quella di prevenire movimenti anomali di slittamento delle due componenti ossee dell’articolazione (il femore e la tibia) mantenendo il corretto allineamento tra questi durante il movimento.

Il deficit funzionale del LCA rappresenta nei cani una delle più comuni problematiche ortopediche che inevitabilmente evolve nella degenerazione dell’articolazione del ginocchio, detta artrosi. Si parla di una vera e propria malattia perché nel cane si tratta del risultato di un processo degenerativo, piuttosto che il risultato di lesioni o traumi sportivi, come si osserva invece nell’uomo. Sebbene la sintomatologia si verifichi improvvisamente dopo una corsa o un salto, la malattia è già presente da settimane o mesi, essendo il risultato di un processo degenerativo

Quali sono i sintomi della patologia del LCA?
Alcuni sintomi che potrebbero manifestare il vostro animale sono:
  • zoppia;
  • arto posteriore sollevato;
  • mantenimento della gamba estesa da seduto;
  • rigidità, specialmente dopo l’esercizio fisico;
  • riluttanza al gioco o all’esercizio fisico;
  • dolore quando l’articolazione viene palpata o mossa;
  • gonfiore dell’articolazione;
Come diagnosticare la patologia del LCA
Il Medico Veterinario dovrebbe conoscere la storia medica del cane ed eseguire un esame completo utilizzando dei test specifici per valutare l’integrità del LCA, compreso il “test del cassetto” e il “test di compressione tibiale”. Uno studio radiografico deve essere eseguito per avere conferma della diagnosi; è infatti importante valutare l’infiammazione periarticolare dei tessuti molli e l’inclinazione del plaetau tibiale per poter scegliere le migliori opzioni terapeutiche. Quest’indagine va eseguita con il cane in sedazione o in anestesia per avere buone immagini radiologiche ed evitare che il cane possa sentire dolore.

Quali sono le opzioni di trattamento?  
È importante sapere che non c’è cura per la malattia del LCA nel cane, quindi i trattamenti che andiamo ad effettuare servono ad alleviare il dolore, migliorare la funzionalità e rallentare il progredire dell’artrosi. Con in mente questi obiettivi realistici si può scegliere l’opzione di trattamento più adatta al cane in esame.
Il trattamento NON chirurgico comporta riposo e anti-infiammatori non steroidei (FANS) per 6-8 settimane. Quando il dolore e l’infiammazione iniziale saranno diminuiti, si inizia un programma specifico per l’esercizio fisico e la perdita di peso (se necessario). Il trattamento non chirurgico per la patologia del LCA può aver successo per la realizzazione dei nostri obiettivi, tuttavia va detto che la percentuale dei successi non è molto alta; solo nei cani di piccola taglia si possono avere dei riscontri positivi a lungo termine. Bisogna, inoltre sempre tener presente che la gestione post-operatoria e la riabilitazione sono spesso più importanti della chirurgia del LCA stessa.

Le più comuni tecniche chirurgiche del LCA
L’Osteotomia di livellamento del piatto tibiale (Tibial Plateau Leveling Osteotomy – TPLO) è una delle tecniche che prevede il taglio dell’osso determinando così una modificazione anatomica del ginocchio in modo che non scivoli, senza dover così provare a sostituire la funzione del LCA. Viene realizzato un taglio semicircolare in cima alla tibia con una sega curva, così che la superficie tibiale è livellata per evitare scivolamenti in avanti dell’articolazione. Una placca e delle viti sono inserite per stabilizzare il taglio fatto nell’osso, e saranno mantenute per tutto il periodo della guarigione.

L’Avanzamento della tuberosità tibiale (Tibial Tuberosity Advancement – TTA) è un’altra tecnica che prevede il taglio dell’osso. Questo determina sempre una variazione dell’anatomia del ginocchio, così che il muscolo è riequilibrato per limitare lo scivolamento della tibia in avanti. In questa procedura si taglia la cresta tibiale, spostando così l’inserzione ossea del muscolo quadricipite che viene spostato in avanti e mantenuto in posizione attraverso un distanziatore (CAGE). Anche qui placca e viti sono inserite per stabilizzare il taglio e mantenute fino alla guarigione dell’osso.
                                                      
La sutura di stabilizzazione laterale è la tecnica più usata per trattare la patologia del LCA nel cane. Questa è una delle tecniche definite extracapsulari; ciò significa che la funzione del LCA, che si trova all’interno dell’articolazione, è sostituita da una sutura posizionata fuori dall’articolazione. Tale sutura prevede l’utilizzo di un filo di nylon che viene posizionato dietro la fabella e attraverso la cresta tibiale. La sutura funge da stabilizzatore temporaneo per permettere la successiva formazione di tessuto fibroso cicatriziale intorno all’articolazione del ginocchio, determinando una maggiore e duratura stabilità nel tempo.

Concludendo:
Il cane ha, o svilupperà, artrosi associata al problema del LCA. Se questo non sarà trattato chirurgicamente sarà necessario gestire in maniera conservativa questa situazione per il resto della vita dell'animale. Inoltre, le azioni che verranno gestite dopo l’intervento sono più importanti di ciò che viene fatto in sala operatoria: 
  • è necessario seguire bene tutte le istruzioni per il post-operatorio al fine di ottimizzare la ripresa del cane;
  • nei cani con problema ad un solo crociato esiste il 50-70% di probabilità che il problema si presenti nel ginocchio contro laterale nell’arco di alcune settimane, mesi o anni dal primo problema;
  • dopo la procedura chirurgica possono verificarsi alcune complicazioni quali infezioni, instabilità, problemi al menisco, etc. Basandoci sugli standard delle cure attuali ci possiamo aspettare complicanze in circa il 10-20% dei casi trattati. Spesso queste complicanze possono richiedere ulteriori cure medichi e/o chirurgiche. Numerose ricerche scientifiche riportano una percentuale inferiore al 6% circa di pazienti trattati chirurgicamente che presentano un risultato finale inaccettabile sulla funzionalità dell’arto.
È comunque essenziale che i proprietari dei cani operati debbano:
  • mantenere il cane ad un peso ideale;
  • seguire esattamente le istruzioni del Medico Veterinario;
  • effettuare controlli periodici.

La displasia dell’anca (HD)

La displasia dell’anca (HD) è la patologia ortopedica non traumatica del periodo dell’accrescimento di più frequente riscontro nel cane. È caratterizzata da una mancanza di congruenza fra le superfici articolari della testa del femore e della cavità acetabolare che inevitabilmente conduce ad una degenerazione artrosica. La malattia può essere diagnosticata al suo esordio, quando si rende evidente la sola incongruenza articolare e la lassità capsulare oppure quando i meccanismi patogenetici hanno già instaurato lesioni secondarie e degenerazione artrosica. Quest'ultima non necessariamente si verifica nel cane adulto o anziano. Infatti si possono verificare situazioni gravi ed alterazioni invalidanti anche nel cucciolo. Da cio si evince come l’età non sia un fattore discriminante a priori e quindi come sia sbagliato pensare di poter far diagnosi di HD solo al raggiungimento della maturazione scheletrica. Ci sono soggetti che tollerano il dolore cronico e che non manifestano una sintomatologia marcata proprio perché, essendo un processo lento, il cane impara a convivere con il suo fastidio, modulando il livello di attività, spostando i carichi sulle zampe anteriori e riposando spesso.

Al contrario, quando l’HD si manifesta monolaterale o in forma acuta con grave sublussazione, sebbene non accompagnata da processi osteoatrosici, la sintomatologia è ben evidente. È però un errore considerare un soggetto non sintomatico come esente dalla patologia. 
  • Le alterazioni biomeccaniche dovute a lassità articolare e/o a malformazione dell’acetabolo si instaurano precocemente già dal secondo mese d’età provocando incongruenza tra la testa del femore e l’acetabolo;
  • la sublussazione della testa femorale determina quindi un attrito eccessivo dei capi articolari con erosione della cartilagine di rivestimento ed attivazione dei mediatori dell’infiammazione, sinovite ed osteoartrite sfocianti in dolore cronico e disturbi della deambulazione nel soggetto colpito. Poiché la displasia dell’anca è una malattia progressiva che si sviluppa durante la crescita scheletrica del cucciolo, la valutazione della condizione articolare delle anche durante l’accrescimento permette di intercettare la malattia nel suo sviluppo iniziale e di conoscere quindi in anticipo se il cane sarà o meno displasico.
È quindi opportuno effettuare una diagnosi “preventiva” o precoce della displasia dell’anca nei cani in accrescimento, in età variabili in funzione dei metodi utilizzati e della gravità delle alterazioni articolari presenti. L’età alla quale effettuare la diagnosi precoce di HD non è stabilita, come per la valutazione ufficiale, ma è in relazione alla validità delle metodologie diagnostiche applicate, all’esperienza clinica, alla razza del cane ed al grado di displasia presente. 

Per quanto riguarda la diagnosi precoce può essere effettuata in ogni momento dell’accrescimento. Per sfruttare al massimo la sua potenzialità preventiva, essa deve essere eseguita non appena i mezzi d’indagine e la maturazione scheletrica permettono una diagnosi attendibile. Sulla base dei dati disponibili in letteratura e della nostra esperienza personale l’età di 14 settimane nei cani di taglia media e grande e l’età di 18 settimane nei cani di taglia gigante sono risultate essere le età minime per una diagnosi precoce altamente attendibile. 

La valutazione precoce della HD, per essere attendibile, deve comprendere una scrupolosa visita ortopedica e uno studio radiografico statico e dinamico finalizzati ad individuare i segni prodromici della malattia raccogliendo più dati possibili e mettendoli in confronto tra di loro. La diagnosi precoce richiede una sedazione profonda del paziente o l’ausilio dell’anestesia generale al fine di poter valutare correttamente la lassità articolare e la sublussazione dell’anca senza le interferenze causate dalla reazione del paziente e dalla contrazione muscolare. Nell’esame ortopedico del paziente in anestesia, attraverso la palpazione delle anche, si valuta la lassità articolare, la sublussazione, l’integrità della cartilagine articolare e l’integrità del margine acetabolare dorsale. Vengono valutati, in particolare, l’angolo di sublussazione (Segno di Barlow) e l’angolo di riduzione (Segno di Ortolani).

Lo studio radiografico statico comprende diverse proiezioni ed è finalizzato a valutare oggettivamente la conformazione e la congruenza dei capi articolari, mentre lo studio radiografico dinamico è finalizzato ad evidenziare la lassità articolare:
  • proiezione ventro dorsale standard;
  • proiezione a “ rana”;
  • proiezione DAR (DAR ovvero margine acetabolare dorsale);
  • proiezione ventro dorsale con distrazione per la valutazione della lassità articolare.
La valutazione oggettiva della lassità articolare, indicativa dello sviluppo di degenerazione osteoartrosica, viene effettuata mediante la misurazione dell’indice di distrazione. In cuccioli con età compresa tra i di 3,5 e i 5 mesi in cui evidenziamo segno di Barlow e segno di Ortolani, una lieve inclinazione del DAR con margine conservato e una minima lassità articolare compresa tra 0,4 e 0,8 è indicato il trattamento di sinfisiodesi pubica giovanile (JPS). L’età è un dato importante che influenza l’esito della chirurgia. La finestra temporale indicata per il trattamento rimane tra le 12 e le 20 settimane d’età.

Quando il cucciolo di età compresa tra i 5 e gli 8 mesi di vita presenta segno di Barlow e segno di Ortolani decisamente positivi con lieve risentimento della cartilagine articolare percepibile come un crepitio finemente granulare (fibrillazione della cartilagine articolare), un’inclinazione decisa del DAR con arrotondamento del margine, sublussazione delle teste femorali in assenza o con minimi segni di artrosi, è indicata la triplice osteotomia del bacino (TPO) o duplice osteotomia del bacino (DPO). 

Il principio fondamentale su cui si basano i trattamenti chirurgici profilattici della displasia dell’anca di tipo acetabolare è rappresentato dalla neutralizzazione delle forze tendenti a far lussare l’anca modificando l’inclinazione del bordo acetabolare dorsale. Questo effetto biomeccanico viene ottenuto dalla triplice/duplice osteotomia pelvica (TPO/DPO) e dalla sinfisiodesi pubica giovanile (JPS).

La TPO/DPO consistono in osteotomie del bacino in grado di isolare il segmento acetabolare e di consentirne la rotazione assiale in modo da ridurre l’inclinazione del bordo acetabolare dorsale ed aumentare quindi la copertura della testa del femore da parte del tetto acetabolare. Numerosi studi dimostrano come questo tipo di intervento possa migliorare la condizione clinica e radiografica del paziente trattato rispetto a quella del paziente gestito non chirurgicamente. Dopo TPO/DPO i cani presentano un aumento della stabilità biomeccanica dell’articolazione coxofemorale e sviluppano meno artrosi rispetto ai cani trattati in maniera conservativa. Quando effettuata fuori indicazione non è però in grado di evitare la progressione dell’artrosi. La TPO/DPO, sebbene produca ottimi risultati quando comparata al trattamento conservativo e quando utilizzata nei limiti delle indicazioni corrette, è una tecnica invasiva e non priva di potenziali complicazioni, che la rendono limitata a strutture veterinarie specialistiche. 

La JPS è una tecnica recente, assai meno invasiva della TPO/DPO, che nei tempi e nelle indicazioni adatte è in grado di migliorare la congruenza articolare attraverso una ventroflessione degli acetaboli, determinando quindi una maggior copertura acetabolare delle teste femorali. Valutata recentemente come trattamento in età precoce nei cuccioli displasici, si è dimostrata come un’opzione chirurgica in grado di correggere o limitare lo sviluppo della displasia dell’anca e quindi di prevenire i cambiamenti artrosici secondari. La riduzione dell’inclinazione del tetto acetabolare viene ottenuta attraverso un’inibizione della crescita dei rami del pube che, associata alla normale crescita dei rami dell’ileo e quindi della parte dorsale degli acetaboli, determina una rotazione ventro-laterale di entrambi gli acetaboli. Pertanto, similmente alla TPO/DPO, la JPS produce una ventrorotazione acetabolare che determina una diminuzione delle forze di sublussazione all’interno dell’articolazione e quindi mira a ristabilire la congruenza articolare oltre che a diminuire o arrestare l’evoluzione artrosica.

Nei soggetti in accrescimento che manifestano già degenerazione articolare e osteoartrosi invalidante l’unica opzione terapeutica in grado di ripristinare un’ottima funzionalità rimane la protesi totale d’anca. La protesi d’anca cementata è possibile applicarla nei soggetti che hanno più di 10 mesi d’età mentre la protesi d’anca non cementata è possibile applicarla anche nei soggetti in accrescimento non alterando il normale sviluppo scheletrico. La protesi d’anca è un intervento risolutivo, che però risulta molto invasivo e con un costo elevato. Consiste nel sostituire la testa del femore e l’acetabolo con delle protesi, per permettere di creare una nuova articolazione che durerà per tutta la vita del cane.

Esistono inoltre interventi chirurgici palliativi, mirati a diminuire e togliere il dolore nelle articolazioni coxofemerali in cui l’instaurarsi di un processo degenerativo ha determinano manifestazioni algiche. Questi interventi sono: dartoplastica, miectomia del pettineo, osteotomia della testa femorale.

La dartroplastica è una tecnica che si basa sull’innesto di tessuto osseo a livello di capsula articolare in prossimità del margine acetabolare dorsale. Lo scopo è quello di creare un robusto ponte di tessuto osseo in grado di stabilizzare dorsalmente la testa femorale sublussata e impedire che le continue sollecitazioni meccaniche sulla capsula articolare determinino dolore e progressiva erosione del margine acetabolare dorsale. Questa tecnica, applicabile entro i 12-13 mesi di età (meglio 8-10), è indicata nei soggetti che presentano un lieve riempimento acetabolare e lieve artrosi e quindi non più trattabili con TPO/DPO.

La miectomia del pettineo. Il dolore cronico associato alla displasia generalmente è accompagnato da contrattura e dolorabilità dei muscoli prossimali dell’arto posteriore: la palpazione del muscolo pettineo evoca pressoché costantemente reazione algica. La contrattura del pettineo causa sublussazione della testa del femore con conseguente stiramento della capsula articolare coxofemorale e stimolazione dei ricettori nervosi ivi ubicati. La recisione (miotonia) o la asportazione (miectomia) di tale muscolo è stata proposta come intervento per ridurre il dolore indotto dalla sublussazione della testa del femore in soggetti con coxartrosi. Tale procedura chirurgica è stata successivamente ampliata introducendo la tenotomia del muscolo ileopsoas e la neurectomia della porzione ventrale della capsula articolare (PIN tecnique). Queste tecniche si possono eseguire a qualsiasi età.  

L’ osteotomia della testa femorale (FHO) è un intervento che si propone di eliminare il contatto diretto tra le superfici ossee della testa femorale e dell’acetabolo. L’osteotomia della testa del femore è un opzione chirurgica valida in pazienti affetti da grave coxartrosi, ovvero soggetti non più idonei all’esecuzione di interventi ricostruttivi. L’intervento di FHO determina generalmente una notevole riduzione della sintomatologia algica e la maggior parte dei pazienti ritorna ad una attività fisica soddisfacente. La prognosi è più favorevole nei soggetti magri e attivi che non presentano altre patologie ortopediche. Il vantaggio della FHO è rappresentato dal risparmio in termini economici e dal fatto che può essere eseguita a qualsiasi età.

La dieta BARF nel gatto

Il seguente articolo è tratto da un blog riservato a Medici Veterinari; lo pubblichiamo, previa autorizzazione dell’autore, Dott. Giuseppe Febbraio, che ringraziamo, per l’interesse suscitato recentemente dall’argomento.

il motivo che spinge i proprietari a scegliere una dieta Barf è il desiderio di un cibo più sano e "naturale". Altri motivi includono una malattia cronica (dermatite, disturbi gastrointestinali, allergie) che si spera migliori con la nuova dieta e vari slogan secondo cui tutte le diete commerciali contengano solo materiali di scarto e ingredienti chimici e per questo sono responsabili delle varie patologie, (...).   Il tutto in barba alla medicina dell'evidenza che dovrebbe essere la nostra guida. Detto questo, la taurina è un aminoacido essenziale nel gatto presente solo nei prodotti animali in particolare molluschi, tonno e in quantità inferiori nei muscoli. L'assorbimento di taurina è condizionato da vari fattori tra cui anche la presenza di fibra nella dieta. La vera dieta naturale felina che copre i fabbisogni di taurina nel gatto è la carcassa di topo.

 Concentrazioni di taurina negli alimenti:
  • carcassa di topo 7000 mg/kg sulla sostanza secca
  • tonno 2500
  • muscolo di maiale 1600
  • muscolo di manzo 1200
  • pollo 1100
  • pesce crudo 1000
Considerazione importante da fare è la salubrità degli alimenti, anche alla luce del rapporto speciale dei gatti con gli esseri umani. La carne cruda può contenere virus (la malattia di Aujeszky), batteri, parassiti (il toxoplasma al giorno d'oggi è rarissimo grazie all'alimentazione commerciale di ottima o pessima qualità). 
il pericolo maggiore, spesso sottovalutato, per la salute umana è che gli animali che ingeriscono carne contaminata possono diventare portatori asintomatici e diffondere con le feci per molte settimane patogeni come la Salmonella, il che consente ai batteri di diffondersi sulla cute degli animali, al luogo in cui dormono. Il medico consapevole deve conoscere questi potenziali rischi al fine di proteggere persone esposte (donne incinte, immunodepressi, bambini, anziani). 
Altra considerazione (vi prego non è una faccenda di tifo), la dieta Burf non è indicata per la gestione delle malattie renali. Difficile poi convertire un paziente a un diverso tipo di alimentazione.
 
Per quanto riguarda le malattie intestinali, se la flora è disturbata (disbiosi/IBD) ed è verosimile che la permeabilità della mucosa intestinale sia aumentata, non bisogna somministrare carne cruda (in particolare in presenza di diarrea con sangue) in modo da evitare qualsiasi rischio di infezione. 

IBD e alimentazione
Anche animali alimentati con dieta Burf sviluppano IBD PLE e allergie alimentari. In questi soggetti lo stimolo antigenico alimentare deve essere ridotto ma può non essere semplice data la scarsa adattabilità del paziente. 
Gatto che soffre di costipazione o megacolon difficile da gestire con dieta Burf.
Nei pazienti in terapia immunosoppressiva (neoplastici compresi) sarebbe meglio evitare carni crude.
Preferisco avere pazienti alimentati con diete casalinghe tradizionali o commerciali di qualità eccellente in modo da poter manipolare il rapporto proteine/calorie, fosforo e altro in funzione delle specifiche esigenze. 
L'alimentazione del pet è in senso lato e per ovvie ragioni completamente diversa da quella del lupo o animali che sopravvivono in natura.

La vita (qualità e durata) dei nostri pet si è notevolmente allungata nonostante l'alimentazione commerciale:
  • dieta casalinga per un cane di 40 kg con problemi GI
  • carne magra 600g
  • patate 800g
  • olio di semi 35g
  • integrazione vitaminico minerale X 24 g
 
FONTE: Giuseppe Febbraio DVM, PhD
Diploma Master II Livello Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva 
consulente Nutrizionale LaVallonea /Centro Veterinario Einaudi Bari
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